In anticipo rispetto alla Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne, l’Università eCampus in collaborazione con Orpea Italia e altre realtà, ha organizzato il primo incontro sul concetto di Femminilità diffusa presso l’Aula Magna dell’ITCS Sommeiler di Torino. Obiettivo dell’evento è stato quello di fornire una visione della figura femminile a tutto tondo, da un punto di vista sia artistico sia medico legale.
È intervenuta in qualità di geriatra il medico responsabile di Orpea Italia, la dott.ssa Ilaria Gonzatto, che ha evidenziato come molto spesso l’aspetto di genere che caratterizza la vecchiaia venga trascurato; demografi, sociologi e politici tendono a sottovalutare l’aspetto della femminilizzazione della terza età, considerando gli anziani come un insieme omogeneo portatore di bisogni, aspettative e capacità simili, quando invece c’è tutta una specificità legata all’invecchiamento della donna che andrebbe approfondita e compresa.
L’immagine di sé e l’adattamento all’età. Il corpo è l’aspetto di sé delle ultrasessantenni che più di altri veicola il messaggio di una trasformazione non reversibile. L’aspetto fisico cambia, ma la modificazione innescata dall’invecchiamento interessa in molti casi prima il corpo, come strumento per interfacciarsi con il mondo esterno, e successivamente il corpo come macchina, vissuto attraverso la sua funzionalità. Non a caso le donne ultrasessantenni si percepiscono ancora capaci di utilizzare il corpo come a vent’anni, sia pure con deficit quantitativi: possono cioè svolgere le stesse attività di anni prima, benché in misura minore.
L’età percepita ha più valore dell’età anagrafica sul futuro della salute e sul meccanismo dell’età soggettiva. “Si ha solo l’età che si sente” dice un detto. E sembra proprio essere così perché gli anni che si sentono hanno profonde implicazioni nel processo di invecchiamento e sul nostro stato di salute. L’esperienza quotidiana ci suggerisce che non tutti invecchiamo allo stesso modo perché molte persone si percepiscono più giovani o più vecchie di quello che in realtà sono. Ma questa «età soggettiva» ha un grande effetto sulla nostra salute fisica e mentale. Bisogna aggiornare le età della vita con l’obiettivo di trasformare una questione prevalentemente assistenziale e sanitaria in una risorsa che può diventare fattore di ricchezza: la crescita si aiuta anche con i beni relazionali e in questo caso gli anni sono un vantaggio e non un limite.